Der Blick, der ans eine Schöne sich verliert, ist ein sabbatischer. Er rettet am Gegenstand etwas von der Ruhe seines Schöpfungstages. […] Fast könnte man sagen, daß vom Tempo, der Geduld und Ausdauer des Verweilens beim Einzelnen, Wahrheit selber abhängt.

Lo sguardo che si perde nella bellezza di un singolo oggetto è uno sguardo sabbatico. Esso salva nell'oggetto un po' della quiete del giorno in cui è stato creato. […] Si potrebbe quasi dire che la verità stessa dipende dal contegno, dalla pazienza e assiduità con cui si indugia presso quel singolo oggetto.

Theodor W. Adorno

venerdì 8 giugno 2012

Ada Mascolo

 ade, 2011-2012, serie di 90-in progress
acquerello su carta, 33x24 cm, courtesy l’artista


L’universo interiore dell'artista matura gradualmente dentro la superficie vergine del dipinto, sembra germogliare a partire dal suo grembo più intimo, anziché provenirvi dall'esterno con un gesto di sovrapposizione meccanica. Dalla tela, dalla carta o dal tessuto, le macchie cromatiche, delicate e al contempo vivide, sbocciano come fiori immaginari dell'inconscio biologico, fiori ardenti e carnosi, nei quali corpi nudi, femminili o maschili, si avviluppano o congiungono in una perfetta e sensuale simbiosi di forme.

Si genera una singolare combinazione, un apparente contrasto, tra tecnica e messaggio: l'effetto etereo prodotto dall'acquerello, impalpabile medium pittorico legato alla fluidità pneumatica, alla sublime leggerezza dell'estrema superficialità, si combina con la radice più corporea, con una personale profondità tellurica, vulcanica scaturigine di passioni, pulsioni, istinti umani arcaici che si trasformano – attraverso un'abile e impercettibile alchimia artistica nonché grazie a un sapiente e rigoroso virtuosismo – in una vasta gamma di emozioni pure, di vibrazioni interiori. Un plesso energetico e vitale simile al prototipo di un'anima mundi. L'anima dell'artista.

L'arte sferica di Ada Mascolo, del tutto priva di verticalità, soprattutto per questa ragione è impolitica e astorica, parla un linguaggio eterno e universale. Decifra e al contempo ricodifica la vita in una dimensione umana ineliminabile e insieme sfuggente, sovente obliata e soffocata nella rete materica e rigidamente geometrica del quotidiano.

Mascolo si esprime in punta di piedi con gesti avvolgenti e coinvolgenti, decisi e gentili al tempo stesso. Il colore, limpido e sottile, cola liquido sulla tela con un moto espansivo, piuttosto che essere steso a singole pennellate: un processo accrescitivo, anch'esso ispirato a una metafora di evoluzione organica, di cui l’artista controlla magistralmente lo svolgersi, circoscrivendo le mescolanze e le interferenze cromatiche, e creando composizioni che sembrano frutto di generazione spontanea. Ada Mascolo non copia la realtà esterna, ma rende visibile una realtà interiore poetica, sensuale e profondamente femminile. La sua voce cristallina non urla grandi profezie, ma sussurra piccoli segreti, come gocce di pioggia impresse sulla pelle candida della tela.

L'artista è il tramite grazie al quale può avere luogo il viaggio nel regno nascosto dentro di noi. Ada Mascolo utilizza il foglio bianco come un pozzo privo di fondo, nel quale bisogna trovare il coraggio di tuffarsi e dal quale è possibile trarre infinite suggestioni e conoscenze. Sia nei lavori più ariosi e vivaci sia nella più recente serie Ade, in “scala di nero”, Mascolo esplora gli angoli bui della mente, le zone d'ombra della coscienza. La scelta del nero per Ade è la risposta a una ricerca di sincerità espressiva. Il nero rappresenta la sintesi di tutti i colori, li contiene tutti e contemporaneamente li copre, come l'Io trattiene e cela la nostra essenza mutevole e molteplice. Il nero traduce un bisogno quasi fisico e ctonio di annullamento di sé, per poter rinascere a una più vera consapevolezza della propria identità.

Ade è una discesa a precipizio nei cupi abissi del silenzio notturno, perché solo nel silenzio può generarsi un suono nuovo e un nuovo essere. Tornare alla notte è un modo per ripartire dal grado zero, per sgombrare tutte le sovrastrutture, per smascherare le maschere che quotidianamente siamo costretti o abituati a indossare. A ben guardare, i protagonisti di Ade, che a prima vista (e secondo una millenaria tradizione teatrale e iconografica riscontrabile in svariate culture) sembrano maschere, coperture, velature del soggetto – diaframmi che lo separano da sé e dagli altri – sono forse gli autentici volti dell'umano, ciò che è solitamente celato e che rimane dopo il lavoro sperimentale e spirituale della pittrice, durante il suo personale viaggio a ritroso e dentro di sé. Qui l'inquietudine dello smarrimento è un'eco trasparente fra i drappeggi scuri e suadenti come petali di una corolla corvina. Ade porta con sé il senso della perdita e della paura, ma anche la multiformità nascosta dell'essere e della riscoperta di sé. Una e mille volte Ada.