Der Blick, der ans eine Schöne sich verliert, ist ein sabbatischer. Er rettet am Gegenstand etwas von der Ruhe seines Schöpfungstages. […] Fast könnte man sagen, daß vom Tempo, der Geduld und Ausdauer des Verweilens beim Einzelnen, Wahrheit selber abhängt.

Lo sguardo che si perde nella bellezza di un singolo oggetto è uno sguardo sabbatico. Esso salva nell'oggetto un po' della quiete del giorno in cui è stato creato. […] Si potrebbe quasi dire che la verità stessa dipende dal contegno, dalla pazienza e assiduità con cui si indugia presso quel singolo oggetto.

Theodor W. Adorno

sabato 1 dicembre 2012

Andrea Massaioli

fiori notturni, 2011, olio su tela, 40x70 cm, courtesy l’artista

Nella propria ricerca artistica, Andrea Massaioli ha da sempre stabilito un vincolo profondo, intimo, con il mondo della natura e delle energie sottili. Tutte le sue opere sembrano percorse da una forza vitale intensa e ubiqua. Una delicata attenzione per i dettagli combinata a una meticolosa capacità d'osservazione sono gli strumenti essenziali per tradurre sulla superficie pittorica o nella materia scultorea soggetti botanici, animali e umani, così realistici da essere commoventi. Gerani e ficus, farfalle e lumache, corpi femminili e maschili sbocciano onirici e fragili dall'incontro tra naturalità e inconscio. Prendendo in considerazione la sua produzione su carta e su tela, due anime sembrano convivere nell'opera di Massaioli.

    A livello tecnico troviamo, da un lato, il disegno scrupoloso e dettagliato, dove matita e acquerello delineano con precisione; dall'altro la pittura, più materica e meno chirurgica, più vaga e astratta, dove le forme emergono imprecise come ricordi. Sul piano tematico, invece, da un lato un indugiare sugli aspetti più istintuali e ferini dell'agire, che riportano l'uomo e la donna a uno stato di natura quasi primordiale, bandendo o ignorando del tutto concetti morali come peccato e proibizione; dall'altro un ritorno alla purezza, all'innocenza dell'infanzia e delle intenzioni, un riavvicinamento al sacro attraverso una simbologia di matrice cristiana, con elementi come il giglio e la colomba, e temi come l’annunciazione e la maternità.
Come Ukiyo-e (immagini del mondo fluttuante) per il nuovo millennio, i suoi disegni e dipinti ritraggono non soltanto natura o paesaggi, ma anche il piacere estetico e sensuale, sacro e profano. L'artista non fugge dal mondo, lo respira e lo trasferisce nei suoi lavori come energia luminosa e illuminante, come pensiero fuori dagli schemi del perbenismo e della censura piccolo-borghesi. 

    Negli oli su tela notturni, figure scarne ed essenziali spuntano dal blu quasi monocromo come lucciole in un prato d'estate. Solo pochi tratti per definire uno stelo e fiori puntiformi da cui scaturisce luce. Una luce peculiare però, non tecnica o artificiale, né naturale ed esterna al soggetto raffigurato, come potrebbe essere il riflesso del chiarore lunare. La fonte autentica di quel bagliore non è quindi una centrale elettrica né un lume celeste, non piove dall’alto, ma sale dal basso, dalle profondità biologiche: una luce organica dunque, che si genera dall’interno degli esseri, proprio come nelle piccole lampyridae, nelle fascicolazioni nervose o nelle sinapsi cerebrali, alle quali somigliano allusivamente le corolle frattali di questi brillanti boccioli ipervivificati, che si stagliano contro un cielo cupo e denso come alla vigilia di un temporale. Luce intensa, in grado di illuminare l'intera scena del dipinto, e aria densa, silenziosa e palpabile, satura di quella stessa energia potenziale e vibrante presente nei fiori, ma sprigionata dalle forze naturali in procinto di incrinare o addirittura rovesciare la momentanea e precaria quiete del paesaggio. Si percepisce una profonda tensione latente, imprigionata nelle trame della tela, come se la struttura del dipinto si reggesse su fondamenta non solide e statiche, ma liquide e frementi, quasi magmatiche, ancora cariche dell'impeto artistico che l’ha creato.


***testo pubblicato in GIDM n. 4, vol. 32, dicembre 2012***