Der Blick, der ans eine Schöne sich verliert, ist ein sabbatischer. Er rettet am Gegenstand etwas von der Ruhe seines Schöpfungstages. […] Fast könnte man sagen, daß vom Tempo, der Geduld und Ausdauer des Verweilens beim Einzelnen, Wahrheit selber abhängt.

Lo sguardo che si perde nella bellezza di un singolo oggetto è uno sguardo sabbatico. Esso salva nell'oggetto un po' della quiete del giorno in cui è stato creato. […] Si potrebbe quasi dire che la verità stessa dipende dal contegno, dalla pazienza e assiduità con cui si indugia presso quel singolo oggetto.

Theodor W. Adorno

lunedì 5 maggio 2014

Katja Davar. Lettura di un'onda
Nele Waldert. Della dissimulazione onesta

a cura di Veronica Liotti

EFFEARTE, Milano
23 maggio - 12 settembre 2014

Katja Davar, The Stage The Plot, 2012
animazione H/D, bianco e nero, senza sonoro, 2:35 min.
Courtesy l'artista e galerie Kadel Willborn, Düsseldorf

Nele Waldert, Mann mit Glasblasen, 2009
gesso sintetico e vetro, 74x22x22 cm
Courtesy l'artista


(scroll down for English version)


Milano 22 maggio 2014. EFFEARTE raddoppia l'ultimo appuntamento della stagione con due personali delle artiste Katja Davar e Nele Waldert. Le due mostre Katja Davar. Lettura di un'onda, prima personale dell'artista in Italia, e Nele Waldert. Della dissimulazione onesta, seppure inaugurate e ospitate contemporaneamente negli spazi della galleria, sono autonome sia nell'allestimento sia nel concept. Entrambe attive nel cuore della regione renana, rispettivamente a Colonia e a Düsseldorf, e pressoché coetanee, Katja Davar e Nele Waldert sviluppano tuttavia ricerche dai presupposti e dagli esiti completamente differenti.


Katja Davar, Grammar, 2010
animazione H/D, bianco e nero, senza sonoro, 2:43 min.
Courtesy l'artista e galerie Kadel Willborn, Düsseldorf

Katja Davar (Londra, 1968) vive e lavora tra Londra e Colonia. Le sue opere rispecchiano, con la loro complessità compositiva, l'elevato grado di approfondimento teorico da cui muovono. I suoi “paesaggi virtuali” sono il risultato di un'originale ricerca che combina un vedutismo di matrice classica e orientale; il potenziale estetico della più recente grafica statistica e della moderna logica diagrammatica; e l'interesse, in parte stimolato dalle origini iraniane della sua famiglia, per le primigenie forme di scrittura prealfabetica, con particolare riguardo alla tradizione cuneiforme dell'antica Mesopotamia.


Katja Davar, World debt in all its glory, 2014
matita e grafite su tela, 140x230 cm
Courtesy l'artista e galerie Kadel Willborn, Düsseldorf

A una scrupolosa ricerca storico-filologica l'artista affianca un metodo di lavoro altrettanto meticoloso: si affida esclusivamente al disegno a mano (utilizzando solo matita e china su carta o tela, appositamente levigata con carta abrasiva) oppure a matrici da lei stessa realizzate, che le consentono di reiterare indefinitamente lo stesso motivo simbolico in fitte trame decorative. La medesima perizia tecnica si ritrova anche nelle video-animazioni, dove i singoli disegni, modellati con raffinati strumenti digitali, si trasformano in oggetti tridimensionali in movimento, accurati e poetici.


Katja Davar, Breath on the Mirror, 2014
matita e grafite su tela, 40x50 cm
Courtesy l'artista e galerie Kadel Willborn, Düsseldorf

Lettura di un'onda è il titolo del primo, paradigmatico capitolo di Palomar (1983), l'ultimo libro di Italo Calvino. Il signor Palomar è «un personaggio in cerca di un'armonia in mezzo a un mondo tutto dilaniamenti e stridori» e, per trovarla, tenta di descrivere, con precisione quasi maniacale, ogni singolo fenomeno naturale o sociale che attiri il suo interesse conoscitivo. Sebbene impostata secondo i rigorosi dettami del moderno metodo scientifico-matematico, al quale il signor Palomar si ispira e di cui subisce il fascino, senza tuttavia poterne o volerne padroneggiare tutti i risvolti, questa personale lettura del mondo ha esiti principalmente lirici. L'atteggiamento di Palomar – in ciò risiede l'affinità con la proposta di Katja Davar – rievoca una dimensione ibrida, a cavallo tra scienza e poesia, tra scienza e arte, già tipica dell'epoca rinascimentale ed elisabettiana.


Katja Davar, Sun My Compass, 2014
matita e grafite su tela, 170x140 cm
Courtesy l'artista e galerie Kadel Willborn, Düsseldorf

Come ha messo in luce la storiografa britannica Frances Yates, il progetto scientifico moderno è sorto quando le discipline matematiche si sono emancipate dalla cultura tardo cinquecentesca, orientata al nascente metodo galileiano, ma ancora impregnata di ermetismo e neoplatonismo, con i loro tradizionali correlati: esoterismo, magia e alchimia, occultismo, cabala e astrologia. Non vigendo ancora una netta distinzione tra scientiae e artes, queste pratiche conoscitive, come attestano molti pionieri delle scienze esatte – tra cui Cartesio nel Discorso sul metodo (1637) e Francis Bacon nel Novum organum (1620) –, erano chiamate curiosae scientiae, un concetto che ci sembra definire nel migliore dei modi sia il gesto letterario di Palomar sia la ricerca artistica di Katja Davar.


Nele Waldert, Mann lehnt, 2014
cartapesta, alabastro gessoso, legno di platano, 63x35x70 cm
Courtesy l'artista

Nele Waldert (Düsseldorf, 1964) vive e lavora a Düsseldorf. Della dissimulazione onesta è la sua seconda personale in Italia. Le opere di Nele Waldert sono sculture di piccole e medie dimensioni, realizzate con i materiali più disparati. Quasi tutte le lavorazioni avvengono direttamente nel suo atelier, mentre per altre (come la cottura di determinate terracotte e ceramiche o la soffiatura del vetro) ricorre a laboratori esterni; solo in rari casi commissiona produzioni particolari ad artigiani esperti.


Nele Waldert, Männer mit Glockenblumen, 2009
gesso sintetico, polistirene, vetro, 67x15x80 cm
Courtesy l'artista

Il fulcro della sua ricerca è il tentativo, in continua evoluzione e forse giunto finalmente a compimento, di trovare un essere umano “modello”, l'uomo standard: volto inespressivo; tratti somatici privi di età e provenienza geografica; sessualità incerta. Il risultato è un singolare essere a cavallo tra l'antenato ermafrodita biblico o platonico e l'odierno uomo qualunque, anonimo, globalizzato, erede del sujet o citoyen universale teorizzato dagli illuministi. Spesso questa ricerca di neutralità rende tali soggetti lievemente inquietanti, esseri alieni o addirittura alienati. Questo turbamento è minore dinnanzi alle figure animali, poiché, per stessa ammissione dell'artista, sono più facilmente standardizzabili in quanto non occorre neutralizzarvi (nel doppio senso di «eliminare» e «rendere neutra») una psicologia complessa e fortemente individualizzata.


Nele Waldert, Hand mit Schaf, 2007
gesso sintetico, 14x10x23 cm
Courtesy l'artista

Come nella statuaria greca arcaica, i “ragazzi” di Nele Waldert hanno un'impostazione frontale, le braccia accostate al corpo e un sorriso indecifrabile: kouroi privati dell'ideale atletico e della valenza edificante. Inoltre, mentre nel kouros e nella kore il cosiddetto «sorriso arcaico» è imputabile a limiti tecnici e a una mancanza d'interesse per l'analisi introspettiva, nelle sculture in mostra, all'opposto, è l'esito consapevole di un processo che elide proprio quel bisogno di verità e di scavo interiore che connota la successiva ritrattistica occidentale e la storia della fisionomica.


Nele Waldert, Cherryman, 2013
gesso sintetico e vetro, 65x17x11 cm
Courtesy l'artista

Benché collocati in situazioni bizzarre e improbabili, i personalissimi kouroi di Nele Waldert, grazie alla loro atarassia espressiva, diventano inconsapevolmente i migliori esponenti della dissimulazione onesta: il contegno cui lo scrittore napoletano Torquato Accetto dedicò nel 1641 l'importante trattato che dà il titolo alla mostra. «La dissimulazione», secondo la sua definizione, «è una industria di non far veder le cose come sono. Si simula quello che non è, si dissimula quello ch'è». Nella loro quieta imperturbabilità, «tollerando, tacendo, aspettando», le piccole sculture dell'artista renana non reagiscono, perché «in questa vita non sempre si ha da esser di cuor trasparente» e, grazie a questa raffinata dissimulazione, riescono a entrare in sintonia con tutti gli spettatori.


Katja Davar. Lettura di un'onda 
Nele Waldert. Della dissimulazione onesta
a cura di Veronica Liotti

inaugurazione 22 maggio 2014 h 18.30

EFFEARTE
via Ausonio 1/a | via De Amicis 47, Milano
dal 23 maggio al 12 settembre 2014




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(English version)


Milan, May 22nd, 2014. EFFEARTE gallery doubles the last event of the season with two solo shows by the artists Katja Davar and Nele Waldert. The two exhibitions Katja Davar. Lettura di un'onda [Reading a wave] and Nele Waldert. Della dissimulazione onesta [On Honest Dissimulation], although opened at the same time and hosted in the same space, are independent both for the installation and the concept. Both, Katja Davar and Nele Waldert, live and work in the heart of the Rhineland, respectively in Cologne and in Düsseldorf, and belong to a similar generation, but they develop experimentations differing completely in purpose and in results.

* * *

Katja Davar (London, 1968) lives and works between London and Cologne. The compositional complexity of her artworks reflects the high level of theoretical deepness they arise from. Her “virtual landscapes” are the result of original research combining a vedutismo of an oriental and classical matrix with the aesthetic potential of the latest statistical graphic and modern diagrammatical logic and with an interest – partially stemming from her family’s Iranian origins – in primigenial pre-alphabetical writing forms, particularly in the ancient Mesopotamia cuneiform tradition.

The artist brings together scrupulous historical and philological research with an equally meticulous work method. She draws exclusively free-hand (using only pencil and India ink on paper and canvas, specially smoothed down with abrasive paper) or uses self-made stencils that allow her to repeat indefinitely the same symbol into thick, decorative patterns. This same technical ability can be found in her video-animations where single drawings, modeled by means of sophisticated digital instruments, transform themselves into accurate and poetical tridimensional moving objects.

Lettura di un’onda [Reading a wave] is the title of the exemplary first chapter of Palomar (1983), Italo Calvino’s last novel. Mr. Palomar is “a character in search of harmony in a world full of torments and screeching“. In order to find it, he attempts to describe, with an almost obsessive precision, every single natural or social circumstance attracting his cognitive interest.  Mr. Palomar’s personal view of the world, although based on the strict rules of the modern scientific and mathematical method that has inspired and seduced him – even if he is not able or has no wish to handle all its aspects – has mainly lyrical effects. His behavior – here lies the affinity with Katja Davar's proposal – recalls a hybrid dimension in between science and poetry, science and art, characteristic of the Renaissance and Elizabethan age.

As the British historian Frances Yates pointed out, the modern scientific project arose when mathematical disciplines were emancipated from the general culture of the late sixteenth-century and rethought in light of the rising Galilean method, though still permeated by Hermeticism and Neoplatonism, traditionally associated with esotericism, magic and alchemy, occultism, cabala and astrology. Yet without a clear distinction between scientiae and artes, these cognitive practices, as many pioneers of exact sciences argue – among them Descartes in the Discourse on the Method (1637) and Francis Bacon in the Novum organum (1620) – were labeled as curiosae scientiae, a concept that seems to best define both Palomar's literal gesture and Katja Davar's artistic research.

* * *

Nele Waldert (Düsseldorf, 1964) lives and works in Düsseldorf. Della dissimulazione onesta [On Honest Dissimulation] is her second solo show in Italy. Nele Waldert's artworks consist of small and medium size sculptures, realized with a variety of materials. Almost the totality of her work is made directly inside her atelier, but sometimes (for cooking particular terracottas and ceramics or for glassblowing) she relies on external laboratories; she rarely commissions particular productions to expert craftsmen.

The focus of her research is the attempt, in constant evolution and perhaps now finally fulfilled, to find the “model” human being, the standard man: expressionless face; features that reveal neither age nor geographic provenience; undefined gender. The result is a peculiar being in between the biblical or neoplatonic hermaphrodite forefather and the current ordinary man, featureless, globalized, heir to the sujet or citoyen theorized by Enlightenment thinkers. Her quest for neutrality often renders these subjects slightly unsetting, like aliens or even alienated people. On the other hand the animal figures are less offputting since, as the artist herself explains, they are easily standardized as there is no need to neutralise (meaning both «eliminating» and «making neutral») any psychological complexity or individuality.

As in the archaic Grecian statuary, Nele Waldert's “young men” have a frontal posture, with their arms alongside the body and an ineffable smile: like kouroi but with no athletic ideal or edifying value. Moreover, while the so-called «archaic smile» in the kouros and in the kore was probably due to technical difficulties and a lack of interest for introspection, in the sculptures on show the «archaic smile» is the conscious outcome of a process that obliterates precisely that need for truth and inner excavation typical of the following western art of portrait and history of physiognomy.

Although situated in odd and absurd situations, Nele Waldert's very personal kouroi, thanks to their expressive ataraxia, become unwittingly the best testimonials to the honest dissimulation. The later is the attitude to which, in 1641, the Neapolitan writer Torquato Accetto dedicated his famous treatise, also titling the exhibition. «Dissimulation is», upon his definition, «an industry of not showing things as they are. You simulate what it is not, and dissimulate what it is». With their calm aplomb, «tolerating, keeping quiet, waiting», the artist's little sculptures do not react because «in this life you do not always have to show your true heart» and, thanks to this elegant dissimulation, they draw the sympathy of each and every viewer.