Der Blick, der ans eine Schöne sich verliert, ist ein sabbatischer. Er rettet am Gegenstand etwas von der Ruhe seines Schöpfungstages. […] Fast könnte man sagen, daß vom Tempo, der Geduld und Ausdauer des Verweilens beim Einzelnen, Wahrheit selber abhängt.

Lo sguardo che si perde nella bellezza di un singolo oggetto è uno sguardo sabbatico. Esso salva nell'oggetto un po' della quiete del giorno in cui è stato creato. […] Si potrebbe quasi dire che la verità stessa dipende dal contegno, dalla pazienza e assiduità con cui si indugia presso quel singolo oggetto.

Theodor W. Adorno

lunedì 14 settembre 2015

Enrico Tealdi. La diagonale diffusa.

Enrico Tealdi, Il posto sbagliato dell'anima, 2015
tecnica mista su carta incollata su tela, 30x40 cm
courtesy l'artista

Talvolta, nell’arte come nella vita, si instaurano legami accidentali e imperscrutabili da non trascurare: così per esempio, nella stessa epoca e senza che gli autori si conoscessero, Fernando Pessoa concepì Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares e Rainer Maria Rilke pubblicò I quaderni di Malte Laurids Brigge, due opere profondamente affini, sin dalla struttura del titolo. Accostarvi le nuove opere di Enrico Tealdi non costituisce soltanto un esercizio retorico: la selezione di dipinti sembra davvero ricondurci alle ambientazioni rarefatte ed estetizzanti di Rilke, anche se a stupire maggiormente è il nesso strutturale e profondo con lo zibaldone di Pessoa.

Forse perché Pessoa è un pittore di parole, che racconta ciò che per natura non è raccontabile, come l’aria, i colori, la luce. «Un’arte alla quale si era dedicato un certo estetismo inglese», spiega Antonio Tabucchi, «specie attraverso lo word-painting di Ruskin, che non a caso fu il paladino della grandezza di Turner». E prosegue: «Soares esercita indubbiamente l’arte di questa pittura, fa addirittura esplodere il paesaggio conducendoci a spasso in un quadro dentro cui non possediamo più orientamento».

Enrico Tealdi, Un male squisito, 2014
tecnica mista su carta incollata su tela, 18x24 cm
courtesy l'artista

Il principio costruttivo con cui entrambi, Tealdi e Pessoa, tentano di ricucire una biografia partendo da frammenti sparsi e confusi (di immagini l’uno, di parole l’altro) è la diagonale diffusa. «La memoria è un archivio ribelle, decide lei cosa ricordare e in che modo rivelarsi», racconta lo stesso Tealdi. Ed è difficile immaginare un archivio più indomabile, più refrattario all’ordine della miriade di riflessioni lasciate da Pessoa in forma di fascicoli, quaderni, fogli sciolti manoscritti, dattiloscritti e testi a stampa: un corpus di 27.543 documenti, alcune centinaia dei quali sono diventati, dopo la morte del poeta, il Livro do Desassossego che noi conosciamo.


Enrico Tealdi, Volto, 2015
tecnica mista su carta incollata su tela, 24x18 cm
courtesy l'artista

La reciprocità che unisce questa raccolta di pensieri e aforismi alle opere di Tealdi riconduce all’antico genere del “commentario”: «Nebbia o fumo? Saliva dalla terra o scendeva dal cielo? Chissà; più che una discesa o una emanazione sembrava una malattia dell’aria. A volte sembrava un disturbo degli occhi piuttosto che una realtà della natura. Qualunque cosa fosse, una torva inquietudine attraversava il paesaggio; un’inquietudine fatta di dimenticanza e di attenuazione».

Come accade forse in ogni narrazione dell’esistenza, inevitabilmente volta all’indietro, il ricordo ha bisogno di espedienti concreti ovvero personalissime ipostasi oggettuali. Questa funzione è svolta qui dai paesaggi brumosi e dai piccoli volti di statuine, parzialmente distrutti o cancellati: tasselli di una biografia fatta di immagini sfocate e indefinite. «Ci sono figure di altri tempi, immagini-fantasmi di libri che sono per noi realtà maggiori di certe insignificanze incarnate […] Gli altri non sono per noi altro che paesaggio e, quasi sempre, il paesaggio invisibile di una strada nota». 

Enrico Tealdi, Volto, 2015
tecnica mista su carta incollata su tela, 20x20 cm
courtesy l'artista

Anche quando un singolo ricordo sembra balenare in piena luce, una selva d’immagini più o meno vaghe e imprecise si accalca nell’alone evanescente dei suoi orli. In questa regione la memoria obbedisce agli stessi meccanismi del sogno: il passato viene emendato, distorto, filtrato e idealizzato, ma anche purificato. Ciò che siamo oggi dipende appunto necessariamente da una discrepanza, da uno scarto ineliminabile tra i dati di fatto e il ricordo dei medesimi. Come scrive Pessoa: «Tutto si mescola in me: infanzia, vissuta in lontananza, cibo delizioso di sera, scenario lunare, Verlaine futuro e io presente; in una diagonale diffusa, in uno spazio falso tra ciò che sono stato e ciò che sono». 

***testo pubblicato in occasione della mostra
Enrico Tealdi. La diagonale diffusa
presso Yellow Artist Run-Space, Varese 13.09 - 10.10 2015***



13 settembre - 10 ottobre 2015
Inaugurazione domenica 13 settembre ore 18 - 21
Tutti gli altri giorni su appuntamento al 3474283218

Via San Pedrino 4, Varese. Citofono ZENTRUM